

"Alberto Nones affronta un'impresa quasi irrealizzabile. Le mazurke di Chopin sono il frutto più personale della sua ricerca, sono il suo diario intimo. La difficoltà sta nel rendere la libertà ritmica e armonica delle danze, senza trascurarne la costruzione formale, perfetta. Alberto Nones ci riesce a meraviglia. Il percorso è entusiasmante, entriamo nel laboratorio di Chopin". Dino Villatico, ROBINSON di REPUBBLICA (26/3/2017, p. 33)
"... mettiamoci nei panni di un interprete che decide di registrare il corpus completo delle Mazurche, come ha appunto fatto Alberto Nones, e ci renderemo conto dell'enormità del suo sforzo, non solo esecutivo, ma anche introspettivo, psicologico, esistenziale, per il semplice fatto che con un'impresa del genere ci si mette in gioco, sapendo perfettamente che non si può barare. Le Mazurche chopiniane, diciamolo chiaramente, rappresentano un patrimonio per i più grandi e Alberto Nones, in questa registrazione, dimostra di essere davvero un ‘grande’. Era da diverso tempo che non ascoltavo un interprete capace di appassionare, emozionare e stimolare l'ascolto di queste opere come è riuscito a fare il pianista trentino. I grandi interpreti chopiniani sono in grado di far ascoltare, con le loro letture, non la musica di Chopin, ma Chopin stesso [...] Ecco, Alberto Nones ha eseguito in fondo la vita di Chopin, ne ha descritto, attraverso questa registrazione, la biografia in musica, tenuto conto che l'ordine di esecuzione delle Mazurche rispecchia quello cronologico. [...] La lettura che ne fa Nones ci fa capire che le Mazurche, in Chopin, incarnano un dolore che si rende lieve. Folgorazione. GIUDIZIO ARTISTICO: ECCEZIONALE". Andrea Bedetti, AUDIOPHILE SOUND 153 (pagina 56, Luglio-Agosto 2016)
"... Con un’interpretazione che valorizza i contenuti di danza e la pure presente leggerezza, senza mai però cadere nella superficialità, con un’alta arte del tocco, perfetto bilanciamento tra melodia e accompagnamento, ornamentazione ben cesellata e un rubato sempre ben dosato, Nones rende le raffinatezze sonore, ritmiche e anche armoniche... magistrale." Prof. Dr. Monika Fink, Università di Innsbruck
"[...] un viaggio dell’intelligenza verso la grazia finale in cui la mente e il cuore si congiungono, razionale e irrazionale si uniscono a definire i confini della bellezza. Provatevi a distinguere, in queste mazurke interpretate da Alberto Nones, dove finisce l’intelligenza della lettura musicale e dove comincia l’emozione della scoperta di un mondo nuovo. Sono esattamente la stessa cosa." Dino Villatico, DIONYSOS41
"... Spicca all'ascolto l'eleganza del tocco e del fraseggio unita alla sicura visione d'insieme, in ogni danza come nella successione dei numeri d'opera." Giuseppe Calliari, L'ADIGE
"... una nuova interpretazione che si pone sotto il segno della morbidezza di suono, dell'ampiezza di fraseggio, con un equilibrio fra sobrietà ed espressività, fra misura e languore, fra gusto e abbandono, veramente ottimo." Luca Ciammarughi, RADIO CLASSICA (Top Ten del 4 maggio 2016)
"... Nones è ben attento a non abbandonarsi mai a sentimentalismi o compiacimenti virtuosistici. La sua lettura appare quindi molto moderna e si colloca nella prospettiva che da qualche decennio sta modificando il modo di comprendere il compositore polacco all’interno della storia della musica." Stefania Navacchia, ORFEO NELLA RETE

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"Pianista, filosofo e musicologo, Alberto Nones propone in questa nuova registrazione chopiniana una monografia interamente dedicata alle fantasie.
Nelle interessanti note di copertina, curate dallo stesso interprete, Nones chiarisce come tale termine venga utilizzato da Chopin per indicare strutture che con fatica rientrerebbero all’interno delle tradizionali consuetudini formali, ma come agisca sotterraneamente anche un significato più recondito collegato al sogno e alla manifestazione della facoltà più creativa della mente umana.
Una dimensione onirica che si coglie nella parte centrale del Fantaisie-Impromptu op. 66 ma soprattutto nei vortici della Fantaisie op. 49, la cui energia spalanca le porte dell’immaginario.
Il fraseggio è sempre misurato, elegante, le scelte del rubato volte a porre in rilievo particolari raffinati, voci secondarie, accompagnamenti generalmente lasciati in ombra. Nuova appare soprattutto la prospettiva che emerge nella Polonaise-Fantaisie op. 61, ove lo sguardo retrospettivo diventa auto-esplorazione dell’inconscio, alla ricerca di una pace finalmente raggiunta." Letizia Michielon, AMADEUS N. 376, novembre 2022
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"[...] I brani e le interpretazioni di questo disco, molto buone, vanno a comporre un album insolitamente breve. È il genere completo e stilisticamente vario [delle Fantasie di Chopin], composte dal 1835 al 1846. Il pianoforte a coda da concerto Fazioli che suona Nones è stato registrato presso la Fazioli Concert Hall ed è il massimo che si può ottenere oggi. Il modo di suonare qui è ben modellato e meno virtuosistico della maggior parte delle altre incisioni. L'apertura della Fantasia-Improvviso scorre piacevolmente nelle sezioni esterne e nella sezione melodica centrale nota a tutti ottiene un'interpretazione più libera del solito. La Fantasia [op. 49] è un'opera complessa che qui trova un'esecuzione superba. La sezione di apertura e la marcia poi ricorrente sono per lo più in ritmi punteggiati e Nones dà esattamente l'impulso giusto senza esagerare. La seconda sezione, più lirica con terzine fluenti, è molto bella. L'Agitato porta contrasti tra sedicesimi e terzine a destra e sinistra e in generale una scrittura tecnicamente più impegnativa per il pianoforte. Il Lento centrale, simile a un inno, è una meravigliosa tregua prima del ritorno delle altre sezioni. Una nota speciale di merito per la cadenza dell'Adagio poco prima delle battute finali: non si può chiedere una cesellatura più bella per questa frase. La Polacca-Fantasia [op. 61] è stato indicata per la prima volta da Chopin come "Qualcosa che non so come chiamare". Nones è più maestoso che declamatorio in apertura e offre un'interpretazione meno pesante e più danzante che funziona molto bene. Ecco quindi tutte le Fantasie di Chopin in un unico piccolo pacchetto pulito e ben registrato che ti fa desiderare di sentire altro da questo pianista. [...]" James Harrington
FANFARE (USA), 9 agosto 2022
"[...] L'approccio di Nones qui è di spogliare in qualche modo i fuochi d'artificio virtuosistici per rivelare il dettaglio preciso che a volte si perde in esecuzioni più vistose. [...] c'è molto da assaporare nel suonare rinfrescante e senza fronzoli di Nones, che rivela intuizioni nuove su opere familiari." Nick Boston, CLASSICAL NOTES, 1 agosto 2022
"Questo nuovo album di Convivium Records presenta il pianista, professore, docente, storico della musica e filosofo Alberto Nones che esplora le forme, le emozioni e le complessità delle tre "Fantasie" di Fryderyk Chopin, molto diverse, ma dal nome simile. Nones apre il programma di 30 minuti con la sempre popolare Fantasia-Improvviso op. 66, composta nel 1835, e, come nota Nones nel libretto, originariamente intitolata semplicemente "Impromptu" dallo stesso Chopin. Il titolo qui si riferisce alla classica struttura dell'improvviso A-B-A, semplice a sufficienza per trattenere un'aria di natura improvvisativa rafforzata dalla grazia e dalla fluidità del pezzo, ma con tutta la consapevolezza compositiva e la maestria per cui Chopin è noto. Nones interpreta la sezione virtuosistica iniziale con ammirevole moderazione e decoro, scorrendo senza soluzione di continuità nella sezione centrale più rilassata e contemplativa, e tornando alla stravaganza romantica e alla sezione coda finale per concludere.
Il pezzo seguente, Fantasia op. 49, è significativo in questo trittico come il primo pezzo specificamente intitolato "Fantaisie" da parte di Chopin, anche se non conforme tanto alle linee guida virtuosistiche o improvvisative che classificavano una "Fantasia" all'epoca. In effetti, ciò che colpisce di più l'ascoltatore dopo aver ascoltato il pezzo precedente è il movimento deliberato e decisivo di Chopin per allontanarsi dalla struttura triadica A-B-A della "Fantasia-Improvviso, e invece un avventurarsi verso una struttura più libera esplorando e combinando stili diversi: dalla figurazione della marcia in apertura all'ispirata sezione corale religiosa del Lento sostenuto. Nones trasmette il nuovo senso di esplorazione in modo superbo, gestendo ogni sezione con egual misura di sensibilità musicale e sicurezza così da creare quel tipo di performance in cui l'ascoltatore può chiudere gli occhi ed essere veramente immerso. Infine per questo CD, e infine anche per ogni pezzo intitolato "Fantasia" in Chopin, viene l'op. 61, la Polacca-Fantasia composta tra il 1845-46. Curiosamente, in questo caso il titolo "Fantaisie" sembra essere stato scelto a causa del fatto che Chopin semplicemente non sapeva come altro chiamare il pezzo, tanto non categorizzabile era la forma / struttura. Questo è suggerito da una lettera ai suoi genitori in cui il compositore descrive l'op. 61 come "Qualcosa che non so come chiamare". Ancora una volta sfocando, o meglio sviluppando, elementi di varie strutture compositive, Chopin porta l'ascoltatore in un viaggio che esplora la tradizionale danza maestosa polacca da cui il pezzo prende l'altra metà del suo titolo, attraverso una libera forma sonata, più complessa e a tratti idiomatica, che gli dà la libertà di esprimere il senso di abbandono e di estraniamento diffuso tra i cittadini polacchi durante la complicata situazione politica in Polonia e Russia nel XIX secolo. Il contrasto dinamico e la varietà materica, in particolare attraverso l'uso del pedale e di momenti di silenzio magistralmente posizionati, formano elementi chiave di questo pezzo, e Nones esegue le intenzioni di Chopin con chiaro rispetto, ma con sentimento, sottigliezza e l'intonazione naturale che è la ragione per cui la musica è suonata da esseri umani e non da robot. Una resa altamente virtuosistica e profondamente coinvolgente, che unisce tutta l'eleganza melodica, le complessità ritmiche e le sensibilità emotive che fanno un grande recital chopiniano. Dove questa performance spicca davvero, e dove la maturità e l'esperienza di un pianista esperto traspare di più tuttavia, è il modo in cui Nones mantiene il controllo in ogni momento, senza mai lasciare che le colorate fioriture romantiche scappino da lui, ed evitando l'eccessiva drammatizzazione e l'autoindulgente fastosità che così spesso portano gli interpreti meno esperti a farsi gioco delle intenzioni del compositore. [...]."Corin Nelson-Smith, EXPRESSIVE AUDIO (Regno Unito), 27 luglio 2022
"Il pianista italiano Alberto Nones suona le tre fantasie di Chopin con buona tecnica, un suono cantabile e grande maestria ritmica e dinamica che fanno da fondamento per una interpretazione vivida, rivelatoria di quelle caratteristiche che il genio di Chopin continuò a rinnovare in ogni sua composizione. Anche se la melodia domina, l'accompagnamento sa come supportarla e darle sollievo. Questa tecnica si combina con molta intelligenza della forma, così che l'espressività del sentimento viene portata a effetto immediato con spontaneità. Nella Polacca-Fantasia, uno degli ultimi lavori del compositore, assai difficile da interpretare, Nones riesce a far sì che questa musica così complessa divenga retorica in un modo molto naturale. Il grancoda Fazioli suona ampio e chiaro". Remy Franck
PIZZICATO (Lussemburgo)
"Fin dall’antichità, con le riflessioni fatte in tal senso da Platone, ci si è resi conto che il fascino che la musica riesce a sprigionare dipende dalla sua capacità di dare luogo sia a un aspetto logico dato dal suo costrutto, sia uno eminentemente emozionale che vengono generati in chi ascolta [...]. necessario per comprendere meglio il senso ermeneutico prima ed esecutivo poi che il pianista trentino Alberto Nones ha voluto presentare in un CD dell’etichetta inglese Convivium Records. [...] La Fantasia-improvviso in do diesis minore, op. 66 [...] tende a salvaguardare un impianto ritmico che ne fa da collante, da impalcatura per tutta la sua arcata architettonica, ma che allo stesso tempo abbisogna di un’estrapolazione, a livello interpretativo, di determinate peculiarità, con il ritmo che dev’essere anche un respiro asimmetrico, all’inizio e alla fine quasi un’iperventilazione timbrica, che obbliga a lavorare sui rubati con la precisione di un bulino celliniano, poiché solo in questo modo si riesce a fissare, anche nel giro di pochissimi secondi, il florilegio di immagini che si accavallano, come un album di foto ricordo le cui pagine sono voltate con la velocità dei fotogrammi di un film. Insomma, equilibrio e sapienza nel saper regolare la velocità di questo fluido magmatico che si srotola davanti ai nostri occhi/orecchie. Tutte prerogative che Alberto Nones fa affiorare impeccabilmente [...]. Questa ricerca di lucidità, di chiarezza espositiva, di coerenza nel far dialogare ragione e sentimento si fissa ancor meglio nel pianista trentino con il brano successivo [...] Fantaisie, ossia l'op. 49. [...] nel nostro interprete è ben chiara l’idea di una “singhiozzante” continuità con la quale dare vita ai tre blocchi tematici che la costituiscono. In ciò, trova piena comunanza con il suono espresso dal Fazioli che utilizza per la registrazione, dotato di una potenza timbrica che però non diviene mai enfatica, ipervitaminizzata, dopata a dismisura. Scontorno, messa a fuoco, sogno che si scopre fatto ad occhi aperti, in piena veglia, come se si fosse affacciati al balcone della vita, che scorre sotto i nostri occhi, guardando un qualcosa che appare reale, anche se le immagini che si accavallano sembrano attingere dal reame dell’irrealtà. E il sogno ad occhi aperti continua e si conclude con la Polonaise-Fantaisie che Alberto Nones si rifiuta, giustamente a mio parere, di percorrere a cavalcioni di una vaporosa nuvola esecutiva. Il perentorio declamare iniziale, con gli intervalli di quarta discendente che non vengono stuprati dal pedale di risonanza, ci fa subito capire come il pianista trentino voglia mettere in chiaro un fatto: questa pagina, nella sua struttura, è un perfetto meccanismo da orologio svizzero e come tale dev’essere trattata e affrontata. Il bilancino, quindi, non pende tanto a favore della Fantaisie, ma della Polonaise, senza per questo risultare, come fanno invece altri, affetta da una sguaiatezza romantica fine a se stessa, ma diviene il palcoscenico esplorativo attraverso il quale sperimentare il suono, aggregarlo, creando insiemi e sottoinsiemi sonori che concorrono a formare la verticalità di questo brano (se penso a come, per esempio, Pollini lo ha reso in passato, siamo su due galassie, non mondi, differenti, anche se il punto di partenza, per il milanese e per il trentino, è il medesimo). Con il suo intelligente declamare stilistico, Nones riesce a dimostrare pienamente la ferrea logica costruttiva chopiniana (non per nulla, ci troviamo di fronte a una pagina della maturità, dell’ultimo periodo, quello che i teneroni da quattro soldi focalizzano e ricordano con gli immancabili sputacchiamenti tubercolotici), una logica che, però, è anche un trionfo disciplinato di sentimento, di irradiazione verso un’orizzontalità contemplativa, la quale va per l’appunto dosata, calmierata, intrisa da una camomilla tattile con la quale scendere a patti con la tastiera, come se Hegel si fosse impossessato dello spirito di Chopin. GIUDIZIO ARTISTICO: 5/5". Andrea Bedetti
MUSIC VOICE (25 giugno 2022)
"Il recente disco del pianista Alberto Nones porta a riflettere nuovamente sul concetto di “Fantasia” in Chopin [...] Per quanto Chopin rientri, quanto meno biograficamente, nell’epoca romantica – pur non essendo, effettivamente, un “modello romantico” per eccellenza, nonostante gli sguardi comuni e le parole più spesso utilizzate a suo riguardo lo inseriscano facilmente in una cornice tale – la questione della forma musicale non ha mai costituito un semplice caso, nella sua vita [...]. Tornando al cd di Nones pubblicato dalla Convivium Records, è curioso notare come l’aspetto fantastico di queste tre composizioni – anche se tutto l’arco delle opere di Chopin è permeato di aspetti “fantastici”, in fondo – venga vissuto e condotto con sobrietà, con percepibile chiarezza di conduzione del discorso musicale; forse con poco “lasciarsi andare” – e quindi una minor sensazione dell’auto-generarsi della forma – ma con notevole cura del suono, del fraseggio, e con minuzioso rispetto della parte. Questo può dirci molto sul significato essenziale che il pianista attribuisca alla parola “fantasia”, svestita da prevedibili concessioni ai manierismi più disparati, e unicamente associata a quel che essa valesse, ipoteticamente ma plausibilmente, per il compositore". Andrea Rocchi, LE SALON MUSICAL

"Nones, oltre ad essere un pianista di razza, è anche un filosofo, quindi abituato a pensare e a progettare in modo “organico”, tanto per usare un aggettivo amato dalle cosiddette persone engagées). Ora, in nome di tale “organicità”, è indubbio che l’operazione fatta dall’artista trentino assuma una connotazione squisitamente “intellettuale”, ergo non riservata a molti, anche tra quelli che amano discettare di musica, abbinando nella fattispecie questi sette Préludes di Rachmaninov con la Kitsch-Musik di Syl’vestrov attraverso la decodificazione timbrica di un pianoforte così particolare, e serva a capire prima di tutto il taglio “ideologico” da dare a questa lettura. Questo perché invece di utilizzare la tavolozza del pittore Nones preferisce maneggiare la macchina fotografica, nel senso che la sonorità netta, circostanziata, “oggettiva” data dal Förster, permette di vivisezionare il suono, mettendo in luce la muscolatura, l’intreccio di nervi, la diramazione arteriosa di queste composizioni (per capire meglio, prendete a prestito quel capolavoro pittorico di Rembrandt, Lezione di anatomia del dottor Tulp), trasponendole di peso (e mi riferisco ovviamente a Rachmaninov) e inserendole a spintoni e gomitate in un progetto maggiormente novecentesco. Quindi, un suono dal profumo matematico, logico [...] dando così una finalità, un’appartenenza realmente noumenica, una manifestazione (e qui ci soccorre Husserl) capace di mantenere in vita, nella sostanza circostanziata, quanto evanescentemente scritto sulla partitura (e questo vale anche per le tinteggiature di sottile Kitsch che alcuni di questi Préludes presentano, si pensi soprattutto al Prélude n. 10, op. 23). Così, sempre in nome della di cui sopra “organicità”, dal Kitsch dell’ingenuo Rachmaninov, Nones passa al Kitsch del lucido Syl’vestrov; e qui bisogna spiegare che cosa volle intendere il compositore ucraino nel 1973, quando diede forma a questi cinque brevi pezzi. Non c’è intendimento ironico, non un atto di accusa nei confronti di ciò che è banale, inutile, persino volgare nella sua attuazione, che sia oggetto o persona, ma solo senso “nostalgico”, un mix di Tarkovskij e di Gozzano, ossia la capacità, o il suo tentativo, di “ricucire attraverso l’apporto simbolico di semplici oggetti il trauma della separazione, fisica o spirituale che sia”. Una semplicità, quella che affiora, fatta di una dannata complessità, in quanto l’evocativa scrittura del musicista ucraino cela sempre più di quanto manifesta. E qui l’interprete diviene ruolo fondamentale per permettere tale affioramento. Ma Nones non dimentica ancora l’azione redentrice della ragione, della lucidità che permette di portare in superficie il sentimento, di compiere il miracolo del ricongiungimento, almeno a livello sonoro, tra oggetto e soggetto. Quindi, anche la lettura del Kitsch-Musik viene da lui fatta attraverso le maglie di un timbro essenziale, scarno, ma ricco, elaborato, poiché il bisturi del suo pianismo non solo mette in luce quanto sezionato, come nel caso del dottor Tulp, mostrando ogni minima sfumatura immaginata da Syl’vestrov, ma va a realizzare soprattutto l’inespresso, come a dire che il sentimento non può compiersi senza l’attuazione della ragione. Solo in questo modo, l’apparente banalità di tale musica cessa di essere tale, poiché il pianista trentino ci obbliga a guardare in basso, tra gli squarci di muscoli e nervi, facendoci scoprire, con nostra grande meraviglia, che in essi scorre ancora la vita, e non il mero ricordo di essa. GIUDIZIO ARTISTICO: 4,5/5". Andrea Bedetti, MUSIC VOICE (25 giugno 2022)
"Un inno alla pace, in note." Lucia Gentili, QUOTIDIANO NAZIONALE (7 giugno 2022)
"La copertina evocativa, che riporta una bellissima fotografia di Unsal Koslu: istantanea del volo di due uccelli come metafora di libertà, può esser simbolicamente considerata il tema guida del nuovo eccellente lavoro discografico del pianista Alberto Nones dal titolo ‘Rachmaninov - Preludes, Silvestrov – Kitsch-Musik’ [...] questa musica arriva direttamente al cuore, toccando le corde più profonde dell’anima. Nones tiene splendidamente insieme tutto questo, regalando delle esecuzioni nitide, profonde e meditate. La precisione dell’uso del pedale che Silvestrov indica nelle partiture dei suoi brani, è assolutamente resa “visibile all’orecchio” nell’esecuzione di Nones, il quale riesce sapientemente a creare quelle sfumature che emergono dalle sovrapposizioni degli armonici delle note dovute proprio all’uso peculiare del pedale di risonanza. Verticalità sonora nella linearità melodica. Allo stesso modo la perizia ed il controllo tecnico che si evincono ascoltando i Preludi di Rachmaninov sono davvero notevoli [...] La bellissima incisione ci restituisce quel suono a volte più chiaro ed aspro, a volte più avvolgente e consolatorio, sempre curato e bellissimo. Un lavoro davvero pregevole, da ascoltare e riascoltare, i cui diritti da download e streaming saranno devoluti al 100% dall’autore alla giovane attivista italo-marocchina Nawal Soufi". Voto: 9. Luciano Feliciani, KATHODIK (2 giugno 2022)

"... liriche per canto e pianoforte, edite in parte ma rassegnate alla marginalità ed all'oblio, non fosse che il pianista trentino Alberto Nones ha schiuso adesso quel cassetto, liberando rimembranze e fragranze poetiche degne di essere custodite in questo CD della Da Vinci. Un disco che non solo ha il pregio editoriale della rarità riportata in luce con nitidezza di registrazione: ha pure il merito di avervi coinvolto una voce operistica importante e generosa come quella di Nunzia Santodirocco [...] sembra essere questo un tratto delle liriche di Cimara: la finezza rigeneratrice che il pianoforte muove nel canto. Quando non esercita addirittura la funzione di una sigla stilistica, come opportunamente Nones segnala nel saggio d'accompagnamento al disco, frutto di appassionata ricerca e impaginato secondo un criterio non semplicemente suggestivo, ma estetico. Il florilegio inedito porta un titolo non soltanto occasionale - L'Infinito - dal Lied sui versi di Leopardi (idea audacissima, e si capisce perché, quella di metterli in musica) nel dugentesimo della poesia-simbolo di Leopardi: è quel tempo sospeso, immobile in un languore di dolce naufragio che la musica di Cimara sembra evocare con mano leggera nella sua piccola forma. [...] il bouquet è gradevole e le ultime pagine della raccolta sono pregevolissime: da "Le campane di Malines" al liquido fluire (ancora il pianismo di Nones in scintillante evidenza) di "Presso una fontana". Gianni Gori, MUSICA (313, febbraio 2020, pp. 81-2)

"Dopo la titanica impresa di affrontare l’intero corpus delle mazurke di Chopin con lucida consapevolezza, Alberto Nones, insieme al violinista Franco Mezzena, si confronta qui con le non meno difficili e problematiche sonate di Brahms. La libertà del fraseggiare e la varietà del tocco si riconoscono, così come l’eleganza della cavata violinistica", Dino Villatico, ROBINSON di REPUBBLICA
Una recensione di concerto. Castiglione del Lago,
24 agosto 2021:
"è entrato in pedana un aitante pianista trentino che, nelle sue fattezze racchiudeva l’immagine di un giovane principe Cimbro e di un aristocratico di casa Hohenstaufen. Alberto Nones, pianista laureato in filosofia a Bologna, master a Londra, dottorato di ricerca all’Università di Trento è indubbiamente un personaggio di singolare caratura. Quando si è seduto al Petrov del palazzo ducale, strumento quanto mai impervio, ha dimostrato subito di saper domare la difficile tastiera. Sistemata la prospettiva timbrica, il giovane maestro trentino ha voluto renderci partecipi di una sua visione particolare del repertorio chopiniano, un gioco elegante e formalmente impeccabile di mazurke della op. 30 e dell’op. 50 e di Fantasie, in particolare la Polonaise-fantaisie, un piccolo percorso etico dell’estetica chopiniana. Con un nitore e una chiarezza trasparente Nones ha percorso i fremiti della danza nazionale polacca traendone risonanze storiche e presenze culturali di spessore. Ma soprattutto emergeva quel senso di eleganza che probabilmente il musicista ospite ha ereditato da alcuni dei suoi maestri, Ciccolini in particolare e Franco Scala, riconosciuto creatore di talenti. Chi, assecondando la dizione di Nones accettava di farsi trascinare nel vortice spesso enigmatico della musica di Chopin poteva forse rendersi ragione di una frase arcana di un celebre romanzo di Pavese: “il bosco danzava Chopin”, emblematica di una tensione drammatica che emerge sempre quando un pianista intelligente accetti di leggere la musica del grande polacco al disotto della sua patina salottiera.
Nones ha da poco completato la sua versione discografica delle mazurke di Chopin, un monumentale diario di emozioni e di ricordi con cui il maestro polacco ha saputo raccontare la sua vita. Ma l’integrale delle danze nella sua complessità è rebus borgesiano, un minuscolo aleph da cui scaturisce la complessità di un mondo. Quando ascolteremo questa impresa di Nones forse saremo arricchiti di qualcosa", Stefano Ragni, Quotidiano dell'Umbria, 26/08/2021

"Piccolo ma stimolante, questo libro si distingue da altre pubblicazioni sulla band californiana per la rigorosa prospettiva dell'autore: Nones non è soltanto un appassionato musicista, ma anche un docente universitario di filosofia politica. Di conseguenza, fornisce un quadro del contesto socio-culturale che ha dato vita ai Doors e affronta il tema della dimensione etica ed estetica della loro arte", Eugenio Tassitano, CLASSIC ROCK
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"Nel 2013, bicentenario della nascita di Verdi, è uscito un nuovo importante libro su Giuseppe Verdi. Il titolo completo è Ascoltando Verdi: Scrigni di Musica, filosofia politica e vita, il suo autore Alberto Nones. Il libro approccia il soggetto in maniera diversa dai volumi biografici e musicologici che solitamente vengono pubblicati sui compositori. Rivela piuttosto il compositore e l'uomo dietro le ventisei opere che Verdi ha creato nella sua lunga carriera. Presenta la storia dietro ogni opera, incorporando gli aspetti musicali, filosofici, sociali e politici. E così veniamo a conoscere la persona di Verdi in una maniera sorprendente diversa e rivelatoria. Siccome la traiettoria della vita di Verdi corse in parallelo con la lotta per l'unificazione e l'indipendenza italiana, la dimensione musicale e quella socio-politica erano inestricabilmente combinate. Premesse per un'avventura altamente interessante", Phillip Nones FLORENT SCHMITT, 9 agosto 2014

"libro dal felice taglio sintetico...Alberto Nones offre un racconto di vita per passaggi essenziali, insistendo con un'acribia mai finora riscontrata altrove sul contesto storico-politico che ne costituisce lo sfondo problematico... Con acuta sensibilità Alberto Nones cattura queste varie sensazioni, questi soprassalti dello spirito", Diego Cescotti, dalla PREFAZIONE
"Dopo il suo successo con il libro dedicato a Verdi, Alberto Nones sforna una nuova biografia, questa volta sulla vita e l'opera del compositore italiano Riccardo Zandonai (1883-1944). Nello scrivere questo nuovo volume, intitolato Zandonai: Un musicista nel vento del Novecento, l'autore ha adottato il suo tipico e tuttavia unico approccio al genere della biografia, applicandolo anche a questo compositore", Phillip Nones, FLORENT SCHMITT, 23 aprile 2015

"Originatosi da uno stimolante convegno, questo volume fornisce nuovi contributi ai Performance Studies frutto di accurata ricerca scientifica. Sarà particolarmente utile a studiosi della storia della ricezione di J.S. Bach oltre che di nuove composizioni e delle loro esecuzioni. In maniera significativa, il libro colma una seria lacuna nel nostro mondo di conoscenza anglo-centrico, perché si incentra ampiamente su eventi e creatività artistica in Italia e Sud America (specialmente Colombia). Valore aggiunto, il materiale audio che illumina le analisi." Professor Dorottya Fabian (The University of New South Wales, Sydney)
"In questo volume, il lettore troverà una ricca varietà di erudizione, tutta in qualche misura connessa a J.S. Bach e la tradizione musicale.
Dalle illuminanti considerazioni di Michael Maul sulla maestria nell'affrescare i testi nelle Cantate di Bach, all'affascinante analisi di Alberto Nones del connubio tra armonia e testo in diverse trasposizioni musicali dell'Infinito di Leopardi, si completa il cerchio giungendo all'evidente influenza di Bach negli impegnativi ed entusiasmanti Piano Etudes di Marco Alunno, di recentissima composizione." Dr. Ann DuHamel (University of Minnesota, Morris)

"Sostengo con convinzione qualsiasi libro che si occupi di musica ad ogni livello, e specialmente questo lavoro. Ho apprezzato enormemente la varietà degli articoli in esso contenuti. La nuova condizione globale causata dalla pandemia di coronavirus sta dimostrando di continuo che la musica ha il potere di sollevare e consolare, ma ancora di più, curare. Il CD allegato a questo volume illustra attraverso i suoni come molti generi continuino a vivere in questi tempi difficili. La musica è una parte essenziale delle nostre anime e per questo è essenziale anche al tessuto della società umana." Hamsa Al-Wadi Juris (Sibelius Academy, The University of the Arts Helsinki)

"oltre che a riportare alla luce un protagonista del barocco musicale, Francesco Antonio Bonporti, di assoluto interesse e profondità di pensiero, e a invogliare all’ascolto della sua raffinata opera, il libro di Nones, pur nella sua brevità, ha anche il pregio di stimolare riflessioni e parallelismi a volte sorprendenti, resi possibili dalla forma del 'dialogo impossibile' e dall’acutezza del suo autore, capace di toccare con leggerezza 'bonportiana' questioni di capitale importanza e attualità,
ad alcune delle quali non mi è possibile qui dedicare ulteriore spazio (mi riferisco ad es. al dibattito tra interpretazione filologica e moderna). Lascio al lettore il piacere di scoprirle, ed eventualmente di immaginare altre, possibili triangolazioni," Filippo Focosi, DE MUSICA, 2020 –XXIV (2), pp.164-168